STANNO TUTTI BENE
La più grande difficoltà nasce non tanto dal persuadere la gente ad accettare le nuove idee, ma dal convincerla ad abbandonare le vecchie.
John M. Keynes
Ascoltare è meglio che parlare.
Nessuno ha mai imparato qualcosa sentendo se stesso chiacchierare.
Richard Branson
Stanno tutti bene. Come dice Mastroianni nell’omonimo film di qualche anno fa, dove lui – il protagonista – è un uomo che ha sempre vissuto vedendo e ascoltando solo ciò che voleva. Crescendo i quattro figli con un’educazone retta e severa, convinto di farlo per il loro bene. Ma senza mai ascoltarli.
Così, appena loro hanno potuto se ne sono andati il più lontano possibile da lui. Trascorrendo vite problematiche, sempre marchiate dalla convinzione che a nessuno interessasse la loro voce. Quando lui li va a trovare - con una visita a sorpresa – convinto che grazie alla sua educazione abbiano vite di successo, si scontra con la realtà dei loro fallimenti. Ma fino alla fine per lui, ancora, “stanno tutti bene”.
Stiamo tutti bene… Sembra sia tornato tutto a posto. Tutto riapre. Tutto come prima? E cosa abbiamo imparato? Non lo so.
Per imparare bisognerebbe ascoltare e osservare. Ma tanta gente oggi ascolta e vede solo ciò che vuole, come il personaggio di Mastroianni. Più che altro perché in fondo si vuole sempre aver ragione. Anche a costo di rovinare tutto.
Nel dialogo, nella convivenza, nelle relazioni sociali e affettive, è necessario essere disposti a cedere qualcosa, avere fiducia, fare un compromesso… Invece, spesso si vuole solo aver ragione.
Ma, come dice Paulo Coelho, riguardo a chi cerca un percorso per crescere:
“Per credere nel proprio cammino non ha bisogno di dimostrare che quello dell’altro è sbagliato”.
Invece, finisce sempre che si fanno i confronti. Siamo sempre a fare comparazioni, per vedere chi è meglio. Ma naturalmente è una fregatura. Se fai i confronti finisce che, o pensi di essere meglio, o pensi che certe cose siano possibili solo per gli altri. Tu magari non le meriti. Così uno, anche senza accorgersene, trasmette questi concetti ai propri bambini. Combinando un disastro; marchiandoli per la vita. Invece di ascoltarli.
Ascoltare significa anche - anzi soprattutto - farlo con se stessi.
Chi non ascolta se stesso rischia, come dice Coelho, di passare la vita “tentando di rappresentare il ruolo che altri hanno scelto per lui.”
Succede nei sentimenti e nelle amicizie. Che uno alla fine si circonda sempre di persone che lo fanno soffrire. Li sceglie appositamente.
Anche quelli che ti vengono accanto in caso di sconfitta, nei momenti difficili; che con la scusa della solidarietà vogliono distruggere la tua fiducia, dimostrandoti che la debolezza ricompensa. In fondo al cuore sono contenti perché tu hai perduto una battaglia. Ma, abbagliati dal nostro ego, non ce ne accorgiamo.
Scriveva Mark Twain:
“Stai alla larga dalle persone che cercano di sminuire i tuoi sogni. E’ gente di basso livello. Chi è veramente grande ti fa sentire che anche tu puoi diventare una grande persona”.
E voglio ripetere la frase all’inizio. È di Richard Branson, un imprenditore di successo; un miliardario. Perché i temi del cuore e dell’interiorità hanno sempre un’implicazione nella vita reale, anche negli affari, nell’economia, negli investimenti:
“Ascoltare è meglio che parlare.
Nessuno ha mai imparato qualcosa sentendo se stesso chiacchierare.”
Mi dispiace, perché a forza di non ascoltare si perde la capacità di sentire cosa ha da dirti quella parte di te che sa molte cose. A volte viene chiamato il bambino interiore. Ha molte ferite, e se continui a non ascoltarlo ne avrà ancora di più.
È un vero peccato. Alla fine si perde l’empatia, la capacità di relazionarsi, si perde l’intuizione. Tutte cose che vengono dal cuore.
Nelle lingue che usano ideogrammi complessi, come il cinese, il verbo “ascoltare” è costituito da un insieme di simboli.
C’è quello dell’orecchio e quello che rappresenta l’altro, con la sua identità (per ascoltare lo devi accogliere); ma c’è anche il simbolo dell’occhio (devi vedere chi ascolti); e poi c’è il cuore.
Per guarire, rimarginare le ferite, bisogna imparare ad ascoltare. E non lo si può fare solo con le orecchie.
E ognuno di noi ha bisogno di qualcuno che lo sappia ascoltare.
Per questo è così importante scegliere di chi ti circondi.
E ORA CHE SI FA?
Preferisco avere all’incirca ragione, che precisamente torto.
John M. Keynes
No, non credo che “stanno tutti bene”, che sia tutto a posto. Neanche per sogno.
In realtà ripartire è molto difficile. È un processo delicato, iniziando dal singolo. Tante attività sono impaludate, danneggiate. Altre sono sul filo. E abbiamo sempre l’incertezza di questo virus…
Può darsi che il mercato, dopo il grande crollo di febbraio-marzo e il grande rimbalzo di aprile-maggio, abbia un periodo di oscillazioni in un ampio range. In fondo veniamo da oltre dieci anni di rialzo. Una pausa o un’indecisione più o meno lunga è possibile. Come già successo altre volte nella storia. Ad esempio nel periodo 1999-2003 con tanti saliscendi del +/-20%. O a cavallo fra gli anni ’60 e ’70, con quasi dieci anni di super rally seguiti da super correzioni…
E come si fa a escludere che si possa entrare in un periodo difficile? Come quello degli anni ’30.
Con le grandi rivoluzioni tecnologiche (di allora) che sembravano inarrestabili, specialmente nei mezzi di comunicazione, che avevano reso il mondo molto più piccolo; e i rapidi progressi della rivoluzione industriale, che rendeva l’economia sempre più complessa e interdipendente; e i grandi sviluppi del capitalismo, con la nascita delle mega corporation, che sembravano indistruttibili; e la finanza sempre più sofisticata e speculativa; e le prolungate, euforiche crescite di Borsa…
Tutto ciò ricorda qualcosa, no? Come si dice: la storia non necessariamente si ripete, ma spesso fa rima.
Dopo il crollo del ’29 ci fu un mega rimbalzo, come se tutto fosse tornato a posto. Poi il mercato si accorse che l’economia era depressa e, esclamando chilavrebbemaidetto!, riprese a scendere per gli anni venire. Chissà.
Quel che è certo è che oggi continua l’incertezza, con la solita solfa di chiacchiere e previsioni mediamente inutili.
L’altro giorno pare che il mercato si sia turbato perché nientepopodimeno che la capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Gita Gopinath, ha affermato:
“Siamo abbastanza preoccupati per il percorso di recupero dell’economia. La pandemia ha lasciato cicatrici significative sull’economia globale”.
Chilavrebbemaidetto. Certo che questi esperti sono davvero preziosi. La signora potrebbe collaborare proficuamente con i F.lli Boscoli e il loro strategist Toshiro Sonamazza.
Nel frattempo, continua il balletto di cose strane che avvengono nel breve termine, e che confermano secondo me che non bisogna assolutamente guardare al breve termine.
Pare che in questo periodo siano aumentati in modo esponenziale i giovani di 20/30 anni che si dilettano nel trading speculativo, ovviamente per un guadagno veloce. In particolare grazie alle nuove piattaforme online tipo Robinhood, che consente di investire anche piccole cifre, partendo da 500 dollari, comprando anche frazioni di azioni (ad esempio oggi un singolo titolo Amazon costa 2.500 dollari).
Così, anche i titoli di aziende che hanno dichiarato bancarotta come il colosso dell’autonoleggio Hertz, in questi giorni hanno inspiegabili oscillazioni del +500% in un giorno per poi crollare di nuovo, mentre – che combinazione – nello stesso periodo sono triplicati i conti di Robinhood che movimentano azioni Hertz.
Ma anche i broker più tradizionali, come Charles Schwab, hanno avuto un enorme incremento nell’apertura dei conti nel primo trimestre.
Nel frattempo continuano i segnali di un’attività quantomeno inesperta. L’altro giorno le azioni di una oscura e piccola azienda cinese attiva nel real estate sono improvvisamente cresciute del 400%, senza alcuna notizia che giustificasse un simile boom. Infatti poi sono ricrollate. Come mai?
Magari, chissà, tutto ciò potrebbe dipendere dal fatto che l’azienda si chiama FANGDD. Un nome che ricorda molto la sigla FAANG, con la quale si indicano i titoli più amati oggi in Borsa: Facebook, Apple, Amazon, Netflix, Google. Forse qualche migliaio di trader neofiti ha pensato che con FANGDD li avrebbero comprati tutti assieme. Una figata.
Il che ricorda un po’ il fenomeno dei cosiddetti “daytrader”, giovani pelopiù inesperti che alla fine degli anni ’90, con le borse che salivano e basta, si lanciarono in speculazioni frenetiche, convinti che per diventare ricchi ci vuole un attimo. Naturalmente andò a finire male.
Bisogna ricordarsi che i mercati sono mossi da esseri umani (anche se ci sono parecchi algoritmi computerizzati, che però hanno un’influenza nel breve termine). In definitiva sono l’espressione delle emozioni umane, degli stati d’animo. In particolare la paura e l’egoismo (l’avidità).
Chi ad esempio spera di poter investire guadagnando e basta, chi vuole fare soldi senza essere disposto a subire oscillazioni e perdite, rappresenta alla perfezione il comportamento umano di chi vive nell’illusione e non si accorge che si sta muovendo guidato da stati d’animo che non gli porteranno niente di buono. In questo caso da paura e avidità contemporaneamente (non voglio perdere/voglio guadagnare). Ricetta perfetta per un disastro.
Ma nei mercati trovi tante altre manifestazioni di ciò che causa sofferenza anche al singolo. Ad esempio le convinzioni errate. Spesso i mercati vedono e ascoltano solo ciò che vogliono loro. Si fanno dei film mentali in base ai quali ogni tanto prendono delle cantonate colossali. Nonostante ciò, ci sono persone che se gli chiedi come stanno i loro titoli, ti rispondono immancabilmente: “Stanno tutti bene”.
Come si diceva prima, il tutto nasce dal desiderio di aver ragione. Che a sua volta proviene dall’arroganza. All’antitesi dell’umiltà.
Per questo è così difficile chiudere una posizione in perdita: bisogna ammettere, umilmente, di aver sbagliato. E per questo oggi ci sono sicuramente persone che, rimaste fuori per paura (dopo i ribassi di febbraio-marzo), hanno guardato con astio o frustrazione il potente rimbalzo, augurandosi magari che crolli tutto per poter dire: “Avevo ragione io”.
Ma questi sono sentimenti che non fanno bene all’esistenza di chi li vive. Bisognerebbe fare un’opera di sanificazione interiore. Liberarsi, alleggerirsi, per vivere meglio.
I Portafogli sono stati aggiornati (da Dolores in smart working). Li trovate qui.
Voglio aggiungere un titolo azionario al pacchetto degli acquisti recenti. È la più grande azienda Usa attiva nel campo della raccolta, smaltimento e riciclaggio dei rifiuti. Non a caso si chiama Waste Management. Il tema mi pare molto importante e, a causa dei cali e delle preoccupazioni per l’economia, oggi la si compra con uno sconto interessante rispetto al picco di febbraio.
Rimanendo nel settore “green”, voglio comprare un fondo che investe nei cosiddetti “green bond”, le obbligazioni emesse da aziende che si impegnano a utilizzarne i profitti per progetti di sostenibilità ambientale.
Con i cali recenti, potrebbero essere interessanti anche i bond dei mercati emergenti, sempre che si abbia un orizzonte temporale lungo, come quello del Portafoglio Bianco per i bambini. Allora scelgo un fondo con una connotazione “Sri”, Socially Responsible Investments; dove viene fatta una selezione (ci auguriamo accurata e rigorosa) di titoli e paesi in base a criteri di sostenibilità sociale oltre che ambientale. Evitando il più possibile i paesi peggiori nel campo del rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, e la distruzione dell’ambiente.
Riepilogando.
Per il Portafoglio Verdolino compro:
Waste Management, trattata al Nyse, cod. isin: US94106L1098
Mirova Global Green Bond Fund R/A (EUR), cos. Isin: LU1472740767
Per il Portafoglio Bianco, compro:
Candriam SRI Bond Emerging Markets C USD Acc, cod. isin: LU1434519416
Allora a presto.
Giuseppe Cloza
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