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DOVE VANNO I MERCATI?



Yukon Delta, Alaska, USA - Photo ®USGS Unsplash

“I risultati negli investimenti hanno più a che fare con il tuo comportamento

che con i titoli che scegli”.

Nick Murray

“Io so cosa c’è dietro l’angolo. Solo che non so dove si trova l’angolo”.

Kevin Keegan




Investire i soldi è una cosa che può diventare molto più complicata (e faticosa) di quello che potrebbe sembrare. O meglio, in realtà sarebbe piuttosto semplice; solo che a volte ci ingegniamo per rendere tutto piuttosto difficile.

Il problema principale è quello delle emozioni, che puntualmente arrivano e smantellano la razionalità e la logica. E ci portano a commettere errori sia quando le cose stanno andando bene, che quando vanno male. In preda all’emotività si compra roba che non andrebbe comprata e si vende roba che non andrebbe venduta.

Un altro problema è quello delle aspettative e dei film mentali. Che è anche un problema nella vita in genere, dove ci ritroviamo spesso di fronte ad aspettative deluse e film che non vanno come avevamo immaginato (o sperato). Lo stesso succede negli investimenti.

Ad esempio, la signora Pina ha questo film ricorrente per cui è fermamente convinta che i suoi investimenti siano gli unici nell’universo a non avere alcuna relazione con quello che succede nel mondo. In un periodo orrendo come questo, con pandemie, crisi economiche, crisi energetiche, guerre, carestie, bolle speculative che si afflosciano, invasione delle cavallette e Armageddon… lei puntualmente chiede: “Quanto abbiamo guadagnato?”. Poi guarda i risultati e con aria stupita dice: “Come!, non abbiamo guadagnato nulla?”

Quando Bottavio mi chiede un’opinione su un investimento, io provo sempre a spiegargli che i mercati finanziari sono un po’ malandrini e ogni volta cercano di farti prendere un bello spavento. Cerco di spiegargli che per sperare di guadagnare bisogna essere disposti a perdere. Il che sembra un controsenso, ma non lo è. Nel senso che, se non puoi sopportare momenti in cui il tuo portafoglio è in rosso, sarebbe meglio non iniziare nemmeno.

Se non puoi sopportare momenti in cui devi vendere qualcosa in perdita, anche se a volte ti sembra di tagliarti un braccio, è molto meglio non fare investimenti. Al massimo un Buono Postale.

Lui sembra sempre che ascolti con attenzione, ma in realtà secondo me sta guardando il suo film mentale: quello dove a lui e solo a lui certe cose non succederanno mai; che io queste cose le dico solo per dovere, ma in realtà ho una formula segretissima che solo per lui utilizzerò, evitandogli ogni possibile oscillazione, turbolenza e perdita.

Quando spiego che secondo me l’approccio corretto è quello di avere un’ottica di lungo termine e non farsi influenzare dalle oscillazioni momentanee… lui mi guarda e annuisce: “Certo, è tutto chiaro”, mi dice. Poi, al terzo calo di Borsa consecutivo mi chiama di notte e accende i ceri perché l’investimento torni presto in pari, per poter vendere tutto, e giura e spergiura con fioretto e voto solenne che non comprerà mai più.


Il breve termine o il lungo termine sono concetti molto soggettivi. Ad esempio, secondo Selvaggia – la figlia della signora Pina – quando fai un investimento è naturale che uno debba iniziare a guadagnare immediatamente. Sennò cosa lo fai a fare? Quelli che stanno lì ad aspettare gli sembrano tutti matti. Per lei il lungo termine sono un paio di settimane. Dopo si stufa e comincia a guardarti strano. Ormai molta gente ha una pazienza che dura quanto una un Tik Tok.

In questo periodo, invece, sarebbe meglio non stufarsi, perché la faccenda delle turbolenze potrebbe andare per le lunghe. Sarà per questo che la Banca Traballa tiene impegnati i consulenti per ingannare il tempo con riunioni e corsi di formazione di ogni genere e specie: dalla normativa sulla sicurezza delle carte di credito ai corsi di meditazione rilassante per affrontare i ribassi.

Nel frattempo, i clienti più prestigiosi vengono continuamente distratti con eventi de luxe al castello della Contessa Ildegarda Bocciolini Cicciolini nei Bollicini, dove prima della degustazione del prosecco millesimato il gestore di turno spiega con le slides colorate che i mercati risalgono sempre, e un investitore che avesse mantenuto le sue posizioni dal 1862 a oggi sarebbe sicuramente in guadagno.

L’altra sera gli ospiti d’onore erano i F.lli Boscoli, i mitici analisti che basano le loro previsioni sul senno di poi (una scienza esatta). Assieme al loro strategist nipponico Toshiro Sonamazza, hanno intrattenuto l’uditorio con una conferenza breve ma densa di saggi contenuti. Ve ne riporto uno stralcio veloce:


“Poche regole facili da seguire sono garanzia di guadagno.


La base della nostra filosofia è: Quando sale si vede.


Da cui segue la prima fondamentale regola: Non comprare mai quando si vede che sta per scendere.


Anche perché: Quando scende va più veloce di quando sale.


Il segreto del successo negli investimenti è: Comprare solo quando si vede che salirà, e vendere subito prima che scenda. Mai fare il contrario.


Altro aspetto fondamentale è il timing, la tempistica dell’investimento.


E anche in questo caso il segreto sta nella semplicità: Siate aggressivi quando guadagnerete, ma prudenti quando state per perdere.”


Lo so, le turbolenze dei mercati non stanno facendo molta notizia, sommerse da altre notizie che riempiono tutti gli spazi (prima i virologi e ora gli strateghi militari). E però, i mercati stanno scendendo parecchio e con un’accoppiata particolarmente nefasta, dato che anche le obbligazioni scendono (molto) e non rispettano più il loro tradizionale ruolo di riparo contro i cali azionari. È la conseguenza della bolla del debito gonfiata dai tassi a zero, di cui abbiamo parlato qui fino alla noia. Appena i tassi di interesse rialzano la testa, le obbligazioni fanno pluff!

Per fortuna la signora Pina ancora non si è accorta che il suo Btp sta facendo -15 o -20% da un anno a questa parte.

Ho il sospetto che le cose continueranno così ancora per un po’. Solo i F.lli Boscoli lo potrebbero dire con certezza, ma l’aria che tira ricorda quella dei bear market, i mercati ribassisti che sempre e inevitabilmente prima o poi seguono i bull market, i periodi di rialzi euforici e ottimisti.

Storicamente, nella fase finale di un bull market c’è un sacco di gente che comincia a sentirsi un genio della finanza, perché gli basta comprare qualunque cosa che tanto poi sale. Ma a un certo punto la tendenza si inverte e tutto comincia a scendere, anche con una certa violenza.

Nella prima fase di un bear market ci sono un sacco di “rimbalzi” e strappi all’insù altrettanto violenti delle discese. Le persone che si sentivano geni della finanza continuano a fare quello che aveva sempre funzionato: il buy the dip, compra sull’affondo. Secondo loro ogni calo è una buona opportunità per comprare, che tanto si vede benissimo che poi risale.

Così, la Bella Figheira, la consulente top Private ialuronica, negli ultimi mesi ha convocato varie volte Padre Graziano, uno dei suoi migliori clienti (tesoriere della ricchissima Opera Pia Immacolata Addolorata), e lo ha convinto a fare versamenti aggiuntivi sistematicamente ad ogni ribasso, perché è “un’ottima opportunità”. Solo che, da quando il portafoglio che investe i lasciti delle generose vecchine all’Opera Pia è in rosso del 25%, Padre Graziano è diventato un po’ restio a rispondere alle convocazioni della Bella Figheira. Ora quando lei chiama per "cogliere opportunità di investimento", lui è in ritiro spirituale.

Ma l’aria che tira sembra essere ancora quella: ci sono fondi e titoli giù del 50-70% da inizio anno e c’è ancora un sacco di gente in giro che si butta a capofitto sui ribassi per comprare. Perché prima funzionava. Forse stanno semplicemente continuando a vedere il film sbagliato, quello della stagione passata.

Ma allora, penserà qualcuno, se si vede chiaramente che scende, basterebbe fare investimenti al ribasso, quelli che guadagnano quando il mercato scende. Che ci vuole? Lo pensava anche Zio Nino da Trapani, detto Trapanino.

Il fatto è che i mercati non vanno solo sù o solo giù. Specialmente quando la tendenza è al ribasso, lo fanno andando su e giù… mentre scendono.

Dopo qualche giorno di Borse in ribasso, Zio Nino si era convinto che fosse una tendenza irreversibile. Ha venduto le azioni (in perdita) e ha investito su un etf short, un prodotto che guadagna se le borse scendono (e perde se le borse salgono). Purtroppo, il timing non era perfetto, perché subito dopo i mercati hanno rimbalzato di brutto e Zio Nino ci ha rimesso il 10% in tre giorni. A quel punto si è convinto che fosse ricominciato il trend rialzista - si vedeva chiaramente.

Ha venduto l’etf ribassista e ricomprato le azioni high tech di moda (tipo Netflix e Tesla). Purtroppo, subito dopo c’è stato il crollo dei titoli e lui ci ha rimesso il 22% in un giorno. Allora ha venduto le azioni e ricomprato l’etf ribassista. E puntualmente il mercato ha rimbalzato. Eccetera… Dopo due settimane, una sfilza di “Miiinghia!” e un -80% Zio Nino è passato ai Bot.

Purtroppo, la caratteristica specifica delle fasi di mercato è che nei bull market al rialzo tutti sembrano dei geni, mentre nei ribassi dei bear market anche i più esperti passano facilmente per idioti. Per non dire dei meno esperti.

Inoltre, sono tanti anni che ne manca uno serio, di bear market. Di quelli che ti fanno male a lungo, con un dissanguamento degli indici che sembra non finire mai. Personalmente ho sperimentato quello del 2000, quando i titoli avevano raggiunto valutazioni assurde (come molte azioni oggi) e quello del 2008, quando mezzo sistema finanziario mondiale si sgretolò. Furono periodi orrendi, le cui cicatrici ti rimangono e ti fanno da guida e memento per gli anni a venire.

Il problema è che moltissime delle persone che in questi ultimi tempi si erano improvvisati trader di successo non hanno mai sperimentato un vero periodo ribassista, per cui hanno comprato allegramente di tutto di più, alimentando la bolla. E continuano a farlo. Il che è un pessimo segno.

Per fortuna ci sono altri segni, più positivi.

Negli ultimi giorni sono iniziati i titoli catastrofisti strillati dai tiggì, tipo: “Bruciati tot miliardi dal crollo del Nasdaq!” A dire il vero mi pare che ciò stia accadendo solo negli Usa (che dalle nostre parti le questioni economiche non sembrano interessare).

Così sul canale finanziario Cnbc in Usa sono riapparsi i titoli “Market in turmoil!” (mercati in tumulto) con i commentatori dalle facce preoccupate. Il fatto è che storicamente questi titoli a sensazione arrivano dopo mesi che il mercato scende. Tanto che l’inizio della preoccupazione da parte dei media viene considerato un segnale che la discesa è ormai arrivata a buon punto e manca poco all’inversione della tendenza. Sarebbe un cosiddetto indicatore contrarian.

C’è chi ha calcolato cosa è successo a un anno di distanza ogni volta che è apparso in tv il titolo “Market in turmoil!”. Dal 2010 a oggi ci sono state decine e decine di titoli strillati “Mercati in tumulto!”, ma nel 100% dei casi, a un anno di distanza le Borse avevano recuperato ed erano tornate in buon guadagno.

Certo, non è detto che ciò si ripeta per sempre, anche perché gli ultimi anni sono stati piuttosto facili per i rialzi. Ma in genere, più il clima è negativo e più potremmo essere vicini a un’inversione di tendenza. La qual cosa non è una previsione ma una constatazione.

Per le previsioni ci sono i F.lli Boscoli, che infatti mesi fa, in tempi non sospetti avevano profetizzato: “Quando il mercato è salito parecchio, immancabilmente a un certo punto scende”.

E quando scende va più veloce di quando sale.


Anche nel mondo delle criptovalute c’è un gran turmoil. In molti - specialmente i più giovani – si sono scatenati a comprare e vendere come fosse un videogame. Duccio, il nipote di Bottavio, si era ormai convinto di essere un trader di successo (che ci vuole?, qualche clic…) facendo trading su tutte le criptovalute più strane (e anche più improbabili), ma spesso senza avere la minima idea di cosa fossero.

Fino all’altro giorno aveva messo da parte un discreto gruzzolo. Poi è arrivata Terra-Luna, che non è un telefilm degli anni ’70 con il comandante Straker, le parrucche viola e gli Ufo cattivi, ma una coppia di criptovalute che doveva essere fighissima, innovativa, gestita dall’algoritmo perfetto, inattaccabile, eccetera. In particolare, la cripto Luna era passata in poco tempo da 1 a 100 dollari di valore, generando euforia e uno stuolo di traders che si sentivano infallibili.

Solo che a un certo punto l’algoritmo è saltato, il prezzo ha cominciato a crollare e, come nella migliore tradizione dai tempi dei tempi, si è scatenata la classica corsa agli sportelli, il bank run: quel fenomeno per cui uno non si fida più della sua banca e corre a ritirare i suoi soldi. Facendo crollare ulteriormente il sistema. In questo caso si è scatenata la fuga da Luna. Le cripto saranno basate su tecnologie innovative e fighissime, ma la psicologia e le emozioni umane restano sempre le stesse.

Così, Luna è passata in un attimo da 100 a 1 dollaro, con un -99% in pochi minuti. A questo punto, chi ha pensato di comprare (buy the dip) sicuro di un rimbalzo, ha scoperto che in questi casi la matematica può essere feroce. Il giorno dopo Luna è crollata di un altro 99%, da 1 a 0,01. E poi ancora -99%, da 0,01 a 0,0001…

Nel frattempo, Terra - l’altra critpto della coppia - si è scontrata con un asteroide, passando in pochi giorni da 1 a 0,1 dollari (-90%). Il problema in questo caso è che Terra sarebbe un cosiddetto stablecoin, cioè una criptovaluta la cui funzione è quella di mantenere la parità (1 a 1) con il dollaro.

A cosa serve uno stablecoin? Beh, ad esempio per convertirci i guadagni fatti con un’altra cripto, mettendoli al riparo dalla volatilità (perché quel coin dovrebbe essere stabile come il dollaro), ma senza uscire dall’universo delle criptovalute (senza quindi la necessità di particolari adempimenti fiscali).

Il fatto è che se uno stablecoin perde di botto il 90% (e diversi miliardi di capitalizzazione), siamo di fronte a un tipico chilavrebbemaidetto moment. Tipo Lehman Brothers, per dirne una. Il che è buffo, visto che le criptovalute sono nate nel 2009 proprio come risposta/protesta verso i disastri creati della finanza tradizionale. Infatti le cripto, in particolare le più importanti come Bitcoin, avrebbero dovuto mantenere una certa decorrelazione (cioè, non andare nella stessa direzione) rispetto al mercato azionario tradizionale.

In questo periodo però siamo in una di quelle simpatiche fasi dove scende tutto: obbligazioni, azioni e criptovalute, che in questo momento vengono percepite come una sorta di titolo azionario tecnologico. Nell’ultimo mese, la correlazione fra l’andamento del Nasdaq (l’indice dei titoli tecnologici) e stata di 0,91. Molto alta, se si pensa che se due titoli hanno correlazione 1 significa che si muovono all’unisono, nella stessa direzione.

Tutto questo marasma non deve però far dimenticare che il valore del Bitcoin è triplicato rispetto a due anni fa (da 10.000 a 30.000 dollari). Ma in genere si guarda solo al fatto che rispetto al picco di novembre di oltre 60.000 dollari ha perso più del 60%.

È una delle cose che in molti fanno ma che non dovrebbero fare. Una specie di fissazione: si guarda al valore massimo, il picco del momento, raggiunto da un investimento, o da tutto il portafoglio, e lì ci si aggancia la mente, come un ancoraggio. Come se quello fosse un livello consolidato e immodificabile.

Così, se in due anni investi 10.000, arrivi a 60.000 e poi torni a 30.000, Selvaggia non ti dice: “che bello, ho guadagnato il 200%” (da 10 a 30), ma si lamenta inorridita: “che schifo, ho perso il 50%” (da 60 a 30). Per questo un po’ di psicoterapia cognitiva aiuterebbe parecchio.


E ora che si fa?

Da un certo punto di vista la situazione è piuttosto semplice.

In questo periodo non ha il portafoglio in perdita solo chi:


1 - Ha zero investimenti in obbligazioni (di qualunque genere, dai titoli di stato in poi).


2 - Ha in portafoglio solo titoli azionari del settore energia e materie prime (perché, come dicono i F.lli Boscoli, si vedeva chiaramente che quelli sarebbero saliti e tutti gli altri scesi).


3 - Ha zero investimenti in genere e solo cash sul conto. Perché…


4 - Aveva venduto tutto prima che scendesse, su consiglio di un consulente mago dei mercati. Ce ne sono parecchi. Si possono incontrare agli eventi de luxe nel castello della contessa Ildegarda Bocciolini, dove vi raccontano che hanno venduto il giorno prima e che avevano già chiamato tutti i clienti tempo fa per alleggerire le posizioni… Salvo poi interrompersi di botto, mollare il calice di prosecco e darsi alla fuga alla vista dei clienti che si avvicinano minacciosi, occhi fiammeggianti e canini sporgenti…


5 - Non ha perso anche chi è convinto di aver guadagnato. No, non in base alla Legge dell’Attrazione per cui attrai nella tua vita ciò che desideri… Molto più semplicemente questo vale per tutti i clienti che non riescono a capire quanto hanno e come stanno andando gli investimenti.

In genere succede con quelle banche che hanno molto a cuore il benessere del cliente e non gli fanno capire facilmente come va il portafoglio, con rendicontazioni incomprensibili (ad esempio senza le variazioni percentuali). Oppure con rendicontazioni che vengono fornite da impiegati e consulenti solo nei periodi buoni.

Azzurrina, l’anziana risparmiatrice dai capelli azzurrini, ad esempio, è tranquillissima. Un po’ perché ha investimenti particolarmente oculati. Un po’ anche perché non riesce più a parlare con la sua banca. Quindi non sa come vanno le cose.

Infatti, è noto che ormai è particolarmente difficile tenere traccia dei propri soldi e avere contatti con chi li custodisce per te. Prima di tutto devi capire da quale banca è stata rilevata la tua banca, cambiando il nome, l’iban e perdendo regolarmente le tue posizioni, rid e utenze nel caos informatico che segue le fusioni aziendali.

Oppure devi scoprire in quale filiale sono stati trasferiti i tuoi soldi, visto che la tua è stata chiusa ieri e quando ci vai per fare un prelievo trovi al posto delle casse un sushi “all you can eat”. E quando l’hai scoperto non hai risolto ancora niente, perché senza un appuntamento non ti fanno neanche entrare in filiale, manco fosse la corte di Re Artù. Solo che, per prendere l’appuntamento devi prima scoprire il numero di telefono (cosa non semplice perché le filiali cambiano di continuo). E quando lo scopri, o non risponde nessuno, oppure ti risponde il robot assistente virtuale che ti chiede una password di cui non sapevi neanche l’esistenza.

Se invece hai l’accesso alla banca online e speri così di risolvere la cosa, loro ti fregano perché annullano le tue care vecchie password (faticosamente memorizzate) e ti obbligano a scaricare una app che non solo ha bisogno di aggiornamenti ogni tre giorni, ma poi ti bombarda lo smartphone di annunci pubblicitari e, più che altro, si impalla regolarmente e ti dice sempre “Si è verificato un errore inaspettato”.

Non viviamo solo nella bolla del debito e nella bolla speculativa dei mercati, ma siamo prigionieri anche della bolla delle complicazioni tecnologiche, che rende la vita più complicata di prima e inaccessibile a molti. Spero vivamente che questa bolla esploda, come fanno prima o poi tutte le bolle.


Nel frattempo, tornando ai mercati, la situazione è questa.

Siamo in mezzo a tensioni geopolitiche globali con una guerra in corso, preoccupazioni pandemiche, spinte inflattive con relative crisi economiche, bolle del debito e bolle delle Borse euforiche. Un bel periodo.

Come se non bastasse, ora ci si mettono i cinesi, che dopo aver punito le loro stesse aziende tecnologiche (causando crolli in Borsa niente male), adesso fanno la campagna “Zero Covid” contro il flagello dei contagi e chiudono intere città come Shangai (26 milioni di abitanti), che è un po’ come spegnere il motore dell’economia cinese. Ne abbiamo parlato nella scorsa newslettera.

Il porto di Shangai, ad esempio, è il più grande centro di smistamento merci del mondo, ma oggi basta che qualcuno risulti positivo al Covid e tutto si ferma. Che uno si domanda: se le merci non partono, non transitano, non arrivano, che succede ai prezzi? Un bel rialzone?

Questa ostinazione non è così nuova nella storia della Repubblica Popolare. Negli anni ’50 Mao, lanciò la campagna del Grande Balzo in Avanti, con la quale si voleva mobilitare la popolazione per aumentare la produzione agricola e industriale in modo da raggiungere un livello paragonabile a quello degli americani.

La gestione fu disastrosa: ai contadini fu confiscata la terra che venne gestita in comuni con i soliti funzionari corrotti e/o incapaci, che per compiacere il Grande Timoniere dichiaravano obiettivi di produzione agricola irraggiungibili e poi se la prendevano con i contadini. Furono fatti piani di irrigazione faraonici, ma l’incompetenza dei dirigenti creò più danni che altro, con inondazioni micidiali che distrussero i raccolti.

Poi, per debellare i flagelli dell’agricoltura venne lanciata la campagna Zero Passeri (giuro), con la quale la popolazione venne spinta a sterminare i passerotti e gli uccelli in genere, dato che mangiando i semi danneggiavano i raccolti.

L’iniziativa fu un successone: i passerotti vennero sterminati e sparirono letteralmente dalla circolazione. Al loro posto vennero gli insetti, come le cavallette, che finalmente liberate dai loro predatori naturali si insediarono nei campi e li distrussero. Contribuendo a creare la più grande carestia nella storia.

Dal 1958 al 1961 si stima che in Cina morirono dai 30 ai 60 milioni di persone (dal 5 al 10% della popolazione dell’epoca, ma nessuno lo saprà mai con certezza), per la maggior parte di fame. La gente, dopo aver finito topi, scarafaggi e quant’altro mangiava le foglie e le cortecce degli alberi e poi moriva di stenti. E il cannibalismo divenne una pratica diffusa. Fu un periodo orrendo, di cui non si parla mai, che creò disastri economici e sofferenze indicibili alla popolazione. Mentre, naturalmente, secondo i comunicati ufficiali andava tutto bene.

Riprendendo i temi della volta scorsa, lo definirei un esempio dei Tre Veleni all’opera contemporaneamente: Arroganza, Avidità e Stupidità.

Il tutto a causa dell’incompetenza nell’affrontare i problemi e dell’ostinazione nel perseguire obiettivi surreali come quello della campagna Zero Passeri. Così, quando leggo della campagna Zero Covid a tutti i costi, confesso che qualche brivido mi viene. Anche perché, un conto era la Cina degli anni ’50, altro è la Cina di oggi, che se si tira la zappa sui piedi fa male a mezzo mondo.

E qualche brivido mi viene anche quando sento illustri “esperti” nostrani che continuano a indicare la politica cinese nella gestione del Covid come un fulgido esempio da seguire. Davvero non si impara mai niente dalla storia.


L’altra sera ero seduto davanti al computer e a un certo punto si è sentito un boato sordo e poi tutto ha cominciato a traballare. Molto spiacevole.

E ora che si fa?, mi sono chiesto mentre dall’attaccapanni al muro cascavano dei vestiti e il terremoto proseguiva. Che si fa? Niente, che devo fare? Passare il resto della vita nell’ansia che arrivi un’altra scossa più forte? Andare a vivere in una tenda nel parco? Che poi magari alla prossima scossa si apre una voragine che ti inghiotte mentre la casa rimane in piedi.

Quindi? Quindi posso controllare che la casa sia decentemente solida, posso eventualmente intervenire dove necessita, aggiustare dove c’è bisogno e controllare che ci sia un’assicurazione. Dopodiché uno dovrebbe mettersi l’animo in pace, magari seguendo la Preghiere per la serenità:


Dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare; la forza e il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare; e la saggezza per capire la differenza.


Invece c’è un sacco di gente che vive gli investimenti proprio come se stesse sempre nell’ansia dell’attesa di qualche scossa distruttiva. Come se il fatto di stare all’erta potesse davvero cambiare qualcosa.

In queste fasi dove tutto scende, i mercati possono diventare uno stress costante, sordo e martellante che ti fa perdere il piacere di vivere. Un piacere che è già messo a dura prova. Ne vale la pena?

Qual è la tua priorità?

Come dice il proverbio:

Se non stabilisci delle priorità nella tua vita, qualcun altro lo farà per te.


Non bisogna stare incollati al monitor e guardare i segni rossi e le perdite e calcolare quante cose avresti potuto fare con quei soldi che ora non ci sono più. Specialmente se parti con il calcolo dal picco del valore più altro raggiunto… Bisogna intervenire dove c’è bisogno, aggiustare, correggere… Prepararsi sì, ma poi lasciare andare. Altrimenti uno non dovrebbe investire. Meglio comprare una casa (con l’assicurazione sui terremoti), un Buono Postale, lasciare i soldi sul conto.


Bene, e ora che si fa?

Siamo davvero entrati in un periodo “orso” (bear) ribassista di quelli cattivi? Non lo so. E, credetemi, nessuno lo sa. Ma l'aria che tira non promette molto bene.

Comunque, se davvero siamo entrati in un bear market, la storia dice che ci saranno rimbalzi anche violenti (i rally al rialzo). In passato, i giorni di maggior rialzo dei mercati si sono spesso verificati come tentativi di reazione, in un trend che poi ha proseguito la discesa. Quindi è meglio non farsi trarre in inganno dai cosiddetti bear market rally.

Anche perché, come abbiamo visto, vige ancora la mentalità “buy the dip” (compra sui ribassi, che tanto poi risale). Chi ha comprato azioni nell’ultimo anno o giù di lì, è molto probabile che ora si trovi in perdita, e potrebbe avere la tentazione di cercare di rifarsi comprando quando scende.

Proprio come sta facendo Zio Nino da Trapani, detto Trapanino. Che temo sperimenterà a breve come mai gli americani definiscono questa pratica “trying to catch a falling knife”: cercare di afferrare al volo un coltello che cade. Non è difficile farsi male.

Un’altra cosa da considerare, aneddotica ma utile, è che ogni periodo rialzista ha la sua icona superstar, un titolo di un’azienda che sembra invincibile e inaffondabile. Una sorta di fede cieca. Ai tempi della bolla tecnologica esplosa nel 2000, questo titolo era Cisco System, considerato una scommessa sicura dato che si occupava dell’infrastruttura su cui si costruiva la nascente rete di Internet.

Dato che nessuno dubitava del futuro di Internet, tutti avevano una fede incrollabile in Cisco.

Così il titolo salì fino alla stratosfera, arrivando a quei tempi a una capitalizzazione di Borsa di oltre 500 miliardi di dollari. Poi il Nasdaq (l’indice dei titoli tecnologici) ha cominciato a scendere e non ha smesso per quasi tre anni – un trend inframezzato da tanti super rally rialzisti momentanei. Ed è quando anche l’icona indistruttiblie “finalmente” venne giù, che si cominciò a vedere la fine del ribasso. Dopo che gli ultimi, i più tenaci, hanno venduto, non rimane più nessuno che vende. Quindi riappaiono i compratori e la tendenza si inverte.

La cosa interessante è che a 20 anni di distanza – e nonostante sia un’azienda solida e profittevole – Cisco, dopo aver perso all’epoca il 90% rispetto al picco è ancora ben lontana dall’avere recuperato le valutazioni di allora. E oggi la sua capitalizzazione di Borsa è ferma a 200 miliardi.

Così uno potrebbe chiedersi quale potrebbe essere oggi l’icona di questo periodo rialzista. Qual è il titolo circondato da una sorta di fede cieca e che ha raggiunto valutazioni pazzesche? Potrebbe essere Tesla. Nonostante i cali recenti, ha una performance di +2.000% negli ultimi tre anni e ha raggiunto una capitalizzazione di Borsa tale per cui gli investitori devoti la giudicano più importante di tutte le 10 principali aziende automobilistiche messe assieme. Parliamo di Toyota, Volkswagen, Ford, Bmw… Avranno mica esagerato un po’?

Così, se la storia si ripete, bisognerà dare un’occhiata a Tesla.

Lo so, lo so, ci sono sempre quelle quattro parole in agguato: “This time is different”, questa volta è diverso. Può darsi. Ma è una frase che a Wall Street viene considerata la più pericolosa in assoluto.


Venendo ai Portafogli Colorati, in questo periodo ci sono alcune piacevoli sorprese, come la crescita di Hershey e la stabilità di certi titoli come Coca Cola o Procter & Gamble. Poi naturalmente ci sono vari cali, in alcuni casi anche consistenti, specialmente nei portafogli più speculativi (il Bolla Fucsia e il Rosso Big Babol).

Una delle cose che mi dispiace è il timing sbagliato su Paypal che, se non l’avessi già comprata, oggi a questi prezzi comprerei sicuramente…

Nell’ambito del controllo del rischio ho aggiornato alcuni stop loss e ne ho inseriti di nuovi. Ad esempio su Starbucks, un titolo che sta soffrendo per vari motivi, non ultimo per la politica cinese dei lockdown per lo Zero Covid. Dato che in Cina hanno 5.400 negozi, non ho idea di come andrà a finire e preferisco inserire uno stop loss.

Per quanto riguarda le criptovalute, ribadisco che per me possono avere senso come posizione altamente speculativa, sulla quale investo una piccola cifra. Tale per cui, se anche succedesse un disastro, non ci sarebbero ripercussioni particolari sui portafogli.


Certamente non è un periodo facile, e forse non lo sarà ancora per un po’.

Prima di confrontarmi con i mercati e prima di confrontarmi con le persone, io devo confrontarmi con me stesso. E questo a volte non è per niente semplice. La coerenza è una cosa dura da ottenere e da mantenere.

Come diceva Steve Jobs:

“Per trovare la semplicità bisogna prima rimuovere la complessità. Ed è un lavoro duro”.


Spero di avervi dato una mano per vivere un po’ meglio questo periodo.

A presto.




Giuseppe Cloza


p.s.

Il 25 maggio uscirà in tutte le librerie, fisiche e online, il mio ultimo libro “Myò. Il senso meraviglioso della vita”. Nel caso, buona lettura…





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