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IL CHECKUP



Turpan Prefecture, Xinjiang, China- Photo ®USGS Unsplash



Una volta diventati più leggeri, viene finalmente il momento in cui siamo in grado di dare risposte nuove.

Fumio Sasaki







Si dice che una delle cose più stressanti sia fare un trasloco. Probabilmente uno dei motivi è che siamo costretti a staccarci da tante cose. Il problema è che siamo tutti accumulatori seriali, chi più chi meno. È una caratteristica che abbiamo ereditato dai nostri antenati, quando per sopravvivere dovevano accumulare: se avevano la fortuna di trovare del cibo dovevano per forza farne scorta, in vista dei tempi di magra. Per questo anche noi oggi siamo fatti così: accumuliamo continuamente cose, pensando “potrebbe servirmi”. Quel vestito forse un giorno lo metterò.

Così riempiamo armadi, scaffali, stanze, case, cantine, garage… Occupiamo tutto lo spazio con cose che forse un giorno useremo. E poi accumuliamo pensieri. Riempiamo la nostra mente di pensieri che nella maggior parte dei casi non ci serviranno mai. Ci facciamo dei film mentali, ci preoccupiamo per cose che non avverranno mai. Occupiamo lo spazio vitale dell’animo con cose che stanno lì a prendere polvere. E piano piano contaminano la nostra energia.

Una volta ho letto una storia di un paese (non ricordo in quale parte del mondo) dove un popolo ha questa usanza che ogni giorno tu devi regalare qualcosa di tuo. Devi liberartene. Devi imparare a staccarti dall’illusione di poter avere tutto sotto controllo. Un’usanza molto utile.

L’altro giorno ho buttato via un sacco di cose, fra cui vecchie agende degli ultimi 20 anni che erano rimaste in uno scatolone. Sfogliarle e rivedere la sfilza di impegni e appuntamenti che allora sembravano importanti e irrinunciabili è stato molto educativo: mi ha ricordato che il tempo è prezioso e purtroppo spesso lo sprechiamo, permettendo a cose più o meno inutili di riempirci l’agenda.

Ho scritto un libro su questi temi, Jarabi. Ma in molti hanno paura di toccarli. Una paura che è una fregatura, perché il ciclo di nascita e morte ci riguarda ogni giorno. Per rinascere, rinnovare la nostra vita, abbiamo bisogno di lasciarci qualcosa alle spalle. Dare via, buttare, rinunciare, regalare.

Dobbiamo lasciar “morire” qualcosa che ha esaurito il suo corso. Come quando in un trasloco finalmente butti via tutte quelle cose non c’entrano più niente con la tua vita. E quando lo fai, ecco che si aprono nuovi spazi, nuove opportunità. Lo stesso vale per la mente. E per il cuore. Quando si fa pulizia arriva l’aria nuova, arriva il cambiamento.

Allora torna la lucidità. E ti rendi conto che non c’è bisogno di affannarsi, di correre sempre dietro a tutto per accumulare cose, impegni, pensieri, riconoscimenti. Tutta roba che pesa e che prima o poi butterai via. Meglio viaggiare leggeri, per ritrovare lo spazio e riprendersi il tempo.

Ma come si fa a decidere cosa tenere e cosa buttare? Oh, sarebbe piuttosto semplice. Basterebbe ascoltare, noi stessi e gli altri, con la mente aperta e con il cuore, e sapremmo subito cosa fare.

Purtroppo, in genere non siamo molto disposti ad ascoltare. O meglio, ascoltiamo solo ciò che vogliamo, ciò che conferma quello di cui siamo già convinti. È un vero peccato, perché il tempo impiegato per ascoltare sul serio noi e gli altri è veramente un ottimo investimento.Per questo ogni tanto bisognerebbe fare un checkup: ascoltare, sistemare, decidere, rinnovare.

A proposito di pensieri e di Zeropensieri... Permettetemi un piccolo annuncio per chi fosse interessato:





Ma a proposito del tempo (e delle perdite di tempo)…Non finisco mai di stupirmi di quanta importanza venga data alle previsioni sui mercati finanziari. John Maynard Keynes, noto economista del passato ma anche investitore esperto, diceva quasi un secolo fa che i mercati sono come un concorso di bellezza e tu sei il giudice.

Solo che tu non devi scegliere la concorrente che reputi più attraente (o, nel nostro caso l’investimento migliore). Il tuo compito è di scegliere la concorrente che tu pensi gli altri giudicheranno più attraente. Ma se tutti si mettono a scegliere chi pensano che gli altri riterranno essere attraenti, allora si aggiungono vari livelli di complicazione alla scelta. In pratica, tutti gli sforzi vengono impegnati per indovinare e anticipare ciò che l’opinione media si aspetta che la media degli attori in gioco pensi e scelga.

Un casino senza fine. Anche perché le aspettative, influenzando le scelte, influenzano la realtà. E quindi? Beh, auguri a chi investe basandosi sulle previsioni. Come mi dice sempre Zio Nino da Trapani, detto Trapanino:

“Cosa si prevede? Quali titoli saliranno?”

Bisognerebbe sapere che cosa la media degli operatori dei mercati si aspetta in base a ciò che pensa che la media degli operatori dei mercati pensi.

Chiaro no? Solo che quando gli rispondo così, Zio Nino mi saluta e si fionda sull’ennesimo corso online per il trading di successo. Quelli che iniziano con un tizio sulla spiaggia esotica con un drink in mano che dice: “Vuoi smettere di lavorare e guadagnare senza fatica? Fai come me. Clicca su Subscribe...”

Invece di fare previsioni, preferisco dare un’occhiata al passato e al presente. Ad esempio, qui ci sono 80 anni di storia:




La linea rossa rappresenta la crescita del Pil, il Prodotto interno lordo che misura l’economia reale. La linea blu rappresenta invece (semplificando) la ricchezza delle famiglie: il valore degli investimenti, degli immobili… Un valore che spesso è solo sulla carta. In un mondo ideale le due linee dovrebbero più o meno coincidere, come è successo fino a metà degli anni ’80. Ma poi, come si vede, la ricchezza di carta ha iniziato a decollare.

Nell’epoca in cui i banchieri centrali hanno cominciato a fare i loro rituali magici con le bolle… Infatti, cosa altro ha iniziato a decollare nello stesso periodo? Facile, il debito pubblico:




Ci sono voluti più di 200 anni – dal 1776 al 1981 - agli Usa per accumulare il primo trilione di debito (mille miliardi). Poi ci hanno preso gusto: negli ultimi 43 anni hanno aggiunto 33 trilioni, creando debito (e ricchezza di carta) a una velocità sempre maggiore: solo negli ultimi 4 anni il debito è aumentato di quasi 8 trilioni…

Tornando al grafico di sopra, se per caso i governi e le banche centrali un giorno fossero costretti a smettere di inflazionare tutto (gonfiando bolle), ecco che probabilmente la linea blu scenderebbe verso la realtà della rossa. Il che potrebbe portare un po’ di maretta. Succederà mai? Beh, niente previsioni. Anche perché, come dicono sempre i F,lli Boscoli, maestri del senno di poi: “Fare previsioni è molto difficile, specialmente se riguardano il futuro”.

Però non è che la cosa lasci tanto tranquilli. Dev’essere per questo che c’è una vera ossessione sulle mosse delle Banche Centrali. Quando abbassano i tassi vuol dire che ripartono a gonfiare la bolla e tutto sale. Evviva: mercati su. Anche se, a dire il vero, non si capisce bene tutta questa euforia: i tassi di interesse vengono abbassati per stimolare l’economia (i debiti e i mutui costano meno). Ma se l’economia ha bisogno di stimoli, allora significa che sta rallentando. Quindi, cosa c’è da festeggiare? Boh.

Comunque, questo meccanismo perverso di crescita basata sul debito in cui ci siamo infilati da qualche decennio, significa che possiamo aspettarci un’inflazione continua e una continua svalutazione reale delle valute di carta. È una previsione? No, una constatazione: ce lo dice la realtà della vita quotidiana con i prezzi delle cose e ce lo dice ancora di più l’andamento dell’oro, che negli ultimi 12 mesi ha guadagnato oltre il 30%...

E allora che si fa?

Padre Graziano e la signora Pina chiedano pure alla Bella Figheira, la consulente Private blefaroplastica, e a Ilario il Funzionario, che attende le nonnine in filiale come un formicaleone in fondo alla buca nella sabbia per attanagliarle con una bella polizza…In passato, ogni volta che venivano da me a lamentarsi, provavo diligentemente a spiegare i motivi analizzando per filo e per segno i loro portafogli.

Ora però ho smesso (di perdere tempo): in genere le persone non vogliono ascoltare. Se poi gli spieghi qualcosa che non vogliono sentire, allora si infastidiscono (con te).

Nel mondo del risparmio in particolare è assai diffusa la Sindrome di Stoccolma, quella curiosa forma psicologica per cui la persona rapita si invaghisce del suo sequestratore. Tipo: poverino, l’ha fatto perché ha tanto bisogno.

Così, è pieno di clienti che non osano contraddire il loro consulente finanziario/bancario di fiducia anche se di fatto gli sta devastando i risparmi (oltre a massacrarlo di commissioni più o meno visibili). Poverino, è così gentile e disponibile, è vestito così bene, è un caro amico di famiglia, è mia cugina, ormai son con lei da 20 anni, non vorrei dare delusioni, non vorrei disturbare… La mente umana è stupefacente.

Detto questo, un indicatore per avere una rapida visione di dove siamo oggi è il cosiddetto Buffett Indicator (ovviamente dal nome di Warren Buffett). Si tratta di confrontare la capitalizzazione di mercato di tutte le azioni quotate in Usa (tramite l’indice Wilshire 5000) con il valore del Pil Usa, per avere un’idea di quanto i mercati finanziari siano distaccati dalla realtà dell’economia “reale”.

Magari non è un indicatore perfetto, ma è sempre meglio delle chiacchiere di economisti, strategist, analisti e chiromanti.

Oggi il Pil Usa è di 28,6 trilioni, mentre le aziende in Borsa valgono 57,3 trilioni. Il rapporto capitalizzazione di mercato/Pil è quindi del 200%:




Il che significa che il mercato azionario nel suo insieme è particolarmente sopravvalutato, molto lontano dalla trend line storica (riga tratteggiata grigia). Vuol dire che crollerà? Chissà, niente previsioni prego. Sicuramente vuol dire che comprare allegramente a questi livelli potrebbe riservare in futuro lunghi periodi di performances poco esaltanti.

Come dice il proverbio: “La storia non si ripete esattamente, ma fa rima”.

Ma niente paura. Pare che tutti continuino a festeggiare la crescita imperitura, alla faccia di quello che è successo in passato, perché questa volta è diverso (this time is different, le 4 parole più pericolose sui mercati).

Questa volta l’Intelligenza Artificiale (AI) ci salverà. Ho la sensazione che si stia sviluppando una sorta di fede religiosa sul fatto che l’AI risolverà tutti i problemi del mondo e farà guadagnare soldi a palate per sempre.

Mmm… A proposito di storia, diceva l’economista Thomas Sowell:

“Uno dei motivi principali per studiare la storia è che praticamente ogni idea stupida in voga oggi è già stata sperimentata in passato, dimostrandosi già disastrosa più e più volte.”


Per il momento la situazione è leggermente diversa da quanto auspicato, nel senso che le aziende stanno spendendo soldi a palate per investire nell’AI generativa (quella con cui gli studenti fanno le tesi in 2 minuti e poi smettono di pensare e non sanno più scrivere… ), ma di profitti neanche l’ombra. La banca di investimenti Goldman Sachs, in un recente report si chiede: “Ai generativa: troppe spese e troppi pochi benefici?”

Perché spendere tanto? Perché al momento l’AI, a differenza di altre innovazioni, è una tecnologia particolarmente costosa. Non ci vogliono solo i chip di Nvidia, ma una mega infrastruttura di rete, data center colossali e consumi energetici mostruosi, con tanto di petrolio carbone e nucleare (ma per noi è tutto molto green perché non vediamo fumo nero che esce dai computer e dagli smartphone: occhio non vede, cuore non duole).

Ultimamente anche i grandi capi di mega aziende tech come Meta (Facebook) e Google qualche dubbio se lo stanno ponendo. L’altro giorno Mark Zuckerberg (Meta), riferendosi alla corsa agli investimenti nell’AI in cui si sono lanciate un sacco di aziende ha detto: “Oh, può darsi che stiamo tutti spendendo parecchi miliardi in più di quel che dovremmo”… Ma a quanto pare non ci si può permettere di rimanere indietro.

Sundar Pichai, Ceo di Alphabet, cioè Google, ha detto: “A questo punto per noi il rischio di investire troppo poco nell’AI è drammaticamente più grande rispetto a quello di investire troppo”.

Un po’ come dire: siccome tutti lo fanno non possiamo non farlo anche noi.

O se preferite: finché la musica va dobbiamo continuare a ballare.

Mi ricorda una frase pronunciata nel dicembre 2006 da Chuck Prince, Ceo di Citigroup, allora la seconda banca più grande al mondo. Eravamo nel pieno di una mega bolla, in particolare immobiliare, con i mutui che venivano dati a chiunque e le valutazioni degli immobili che salivano a razzo facendo sentire tutti più ricchi, e l’ingegneria finanziaria completamente fuori di testa con i derivati e la speculazione…

E anche allora, nonostante le crepe nel muro, i segni evidenti di follia in corso che portarono poi alla grande crisi del 2008, c’era la paura di rimanere indietro, di rimanere fuori dalla festa. Allora Chick Prince pronunciò le sue proverbiali parole. In risposta a chi gli chiedeva se la situazione dei mercati non fosse pericolosa, lui, riferendosi al gioco delle sedie, sentenziò:

“Finché la musica continua devi stare in piedi e continuare a ballare. E noi stiamo ballando”.

Pochi mesi dopo il mondo finanziario si sgretolò e le azioni Citigroup arrivarono a perdere il 98% del loro valore (ho detto novantotto per cento), passando dai 564 dollari del giorno della frase profetica ai 10 dollari del marzo 2009. Chilavrebbemaidetto.

Ma oggi avranno recuperato!, penserà qualcuno. Chiedetelo a Zio Nino, che le comprò a 564, esaltato dall’intervista a Chuck e prevedendo un futuro rose e fiori. Oggi il titolo Citigroup sta a 63, cioè a -88% dai massimi del dicembre 2006. Una quotazione in linea con i prezzi del 1993. Come dice la Bella Figheira ai clienti: “Ma non si preoccupi: nel lungo termine le azioni salgono sempre.”

Beh, dipende. Dipende in particolare dal prezzo a cui le compri. Chi ha comprato il Nasdaq nel 2000 è andato sotto del 78% e ci ha messo 15 anni per recuperare. Chi ha comprato Nikkei nel 1989 ha visto un tracollo del 76% seguito da 31 anni di estenuante recupero prima di rivedere la luce…E oggi, a quali valutazioni si compra?

E quindi? E ora che si fa?

Oggi il problema di comprare un indice generico, ad esempio tramite un etf, è che compri un pacchetto dove dentro ci sono anche i titoli iper sopravvalutati o che hanno un peso eccessivo nell’indice. Ad esempio, nello Standard & Poor 500 i primi 10 titoli pesano il 35%. La misura più alta negli ultimi 150 anni. Altro che diversificazione.

In questo caso una gestione più attiva che modifichi i pesi e la selezione dei titoli potrebbe avere senso. A patto che i gestori non tirino con le freccette, come spesso accade. O che non seguano tutti la logica del gregge, della serie: se sbagliamo tutti nessuno mi può incolpare, quindi il mio posto di lavoro è salvo.

Preferirei quindi selezionare qualche titolo. In un mondo destinato a continuare a inflazionarsi e a vedere svalutato il valore dei soldi, quali aziende possono avere la possibilità di proteggere l’investimento?

Aziende gestite a meraviglia, efficienti, profittevoli, in business solidi che continueranno presumibilmente a crescere e produrre, con un vantaggio competitivo sulla concorrenza e non soggette alle mode del momento. Sembra facile. Anche in questo caso però non si può andare alla cieca. Bisogna stare attenti alle valutazioni. Investire in un’ottima azienda ma strapagarla, mi garantisce ritorni mediocri.

Il problema, come sempre, è che molta gente ragiona con il senno di poi. E poi dà retta a troppe chiacchiere idiote. Tipo: se tu avessi investito 1.000 dollari in azioni Apple alla sua quotazione nel dicembre 1980 e le avesse mantenute in portafoglio, oggi varrebbero 2.2 milioni.  Facile, no?

Mmmh... Se non fosse che, ad esempio, dal 1987 al 2005 il prezzo delle azioni è rimasto praticamente lo stesso, ma oscillando ogni tanto del +/- 80% per poi non andare da nessuna parte.

Se non fosse che nel 1997 Apple era vicina al fallimento, salvata poi in extremis dal ritorno di Steve Jobs… Immagino la signora Pina con il portafoglio che non rende niente per 18 anni ma in compenso oscilla di brutto. Sembra facile.

Anche quando non ci sono rischi di fallimento o simili, ci possono essere mille motivi per cui un titolo ha un periodo nero più o meno prolungato. Nel periodo 1972-1974 le azioni di Mac Donalds persero il 70% del loro valore. Il tutto mentre l’azienda andava benissimo e macinava profitti a tutto spiano. Quindi, cos’era successo? Niente, semplicemente nel 1972 il prezzo dei titoli era andato in bolla e quindi doveva tornare sulla terra prima di rimettersi a salire…


E poi c’è l’aspetto psicologico, che è fondamentale.

Bisognerebbe sempre ricordare che le emozioni umane (e fra un po’ quelle dei robot) sono ciò che spinge i prezzi delle azioni lontanissimi dal loro reale valore, in positivo e in negativo. I prezzi riflettono spesso gli istinti e le reazioni irrazionali delle folle. Bisogna sempre tenerlo a mente.

La cosa più difficile non è tanto e solo scegliere i titoli, ma non farsi trascinare nel vortice. Essere investitori di lungo termine (l’unica cosa che secondo me paga in Borsa, a meno che uno non voglia giocare a fare il trader) è molto difficile perché devi andare in controtendenza: la gente ha paura e fugge dai mercati nei periodi in cui bisognerebbe compare a man bassa; e invece la folla si eccita e compra a tutto spiano nei momenti peggiori, quando si dovrebbe essere prudenti. Come oggi.

Oggi invece la partecipazione della gente ai mercati azionari è ai massimi storici. Negli Usa le azioni come percentuale della ricchezza delle famiglie hanno raggiunto in media il 35%. Al top dei mercati nel 2000 eravamo al 30%. Nel frattempo, continuano gli afflussi record sui fondi ed etf nel settore tecnologico.

A proposito di mode. Ecco l’andamento dell’etf Ark Innovation della mitologica Cathie Wood, blasonata gestora (come si dirà?) arci ascoltata e iper intervistata perché compra solo titoli tecnologici caldi e fighissimi, di quelli con la performance che ti cambia la vita. Ma anche no.

Qui a confronto con il “semplice” S&P 500: da inizio anno -10% Ark contro +19% dell’indice…




Sarà stata un po’ di sfortuna quest’anno? Ma no. Ecco 5 anni di performance: Ark +4%, S&P 500 +90%…




Eppure a quanto pare un sacco di gente continua ad affannarsi a comprare.

Bisogna ricordare che i bear market (ribassisti) raggiungono il fondo e si esauriscono quando tutti hanno venduto. Mentre i bull market (rialzisti) raggiungono il top, e muoiono, quando tutti hanno comprato. Dove saremo?

Ecco il grafico del ciclo delle emozioni degli investitori. Chissà dove siamo rispetto al punto di massimo rischio:



Sto forse dicendo che tutto crollerà? Per carità, niente previsioni. Dico solo che siamo in una fase dove troviamo valutazioni azionarie tirate, indebitamento tirato, economia che mostra qualche segno di rallentamento, banche centrali che riprendono a inflazionare per gonfiare la bolla e un sacco di gente che si lancia sull’azionario…

In pratica sembra che le fondamenta del mercato poggino più che altro sul sentiment degli investitori, che oggi è positivo-rose & fiori. Ma se questo cambia, tutto potrà cambiare molto velocemente. Perché ciò avvenga basta una scintilla, per scatenare un chilavrebbemaidetto moment.


Ma i gestori sembra che siano tranquilli perché seguono l’Ipotesi dei Mercati Efficienti, la teoria di grande successo a partire dagli anni ‘60, che in sostanza dice che siccome gli operatori hanno le informazioni necessarie e compiono scelte razionali, allora i mercati si regolano da soli. Bum.

Purtroppo i mercati non sono né razionali né efficienti. Non lo erano allora e oggi meno che mai. Infatti, rispetto agli anni ‘60 abbiamo la tecnologia che diffonde le informazioni alla velocità della luce, disseminando anche tonnellate di news inutili o fake, che creano caos.

Poi abbiamo il trading online cui può accedere chiunque come fosse un videogame, aumentando le operazioni irrazionali in modo esponenziale. Ciò ha fatto aumentare le decisioni emozionali e diminuire la durata degli investimenti, che sono diventati sempre più brevi, creando ulteriore casino.

Come ciliegina sull’efficienza dei mercati, abbiamo la tecnologia dei social media che moltiplica le idee stupide e diffonde idiozie che si traducono in operazioni di investimento assurde. Così, quando sento il discorso di Ilario il Funzionario che spiega la corretta asset allocation in base alle teorie degli anni ’60 mi viene da piangere.

Comunque, il risultato probabile di tutto questo marasma sarà da un lato una maggiore volatilità, specialmente con sussulti di breve termine. Dall’altro però ci sarà ogni tanto la possibilità di compare qualche titolo di ottime aziende a un buon prezzo, perché momentaneamente devastato da qualche idiozia virale…  

 

E ora che si fa?

La cosa più importante è ricordarsi la prima regola: preservare il capitale ed evitare i disastri nei portafogli.

Può darsi benissimo che la festa continui. Specialmente ora che le banche centrali (compresa quella cinese) hanno fatto sapere che riprenderanno a pompare soldi nei mercati finanziari. Quindi non è che voglio vendere e scendere nel rifugio antiatomico.

Prima di tutto io e Dolores abbiamo aggiornato i trailing stop e ne abbiamo inseriti di nuovi per alcuni titoli. Seguiamo la saggezza dei F.lli Boscoli: 

“Quando sale si vede. Ma quando scende va più veloce.”

Quindi, quando scenderà qualche titolo se ne andrà. Ma se intanto continua a salire… meglio.

L’altra cosa saggia da fare è quella di controllare l’entità delle singole posizioni, in modo da non avere un eccesso di concentrazione. E verificare che, grazie ai rialzi, il peso dell’azionario non sia salito troppo rispetto al resto del portafoglio. Nel caso, ribilanciare non è una cattiva idea.

Come direbbero ancora i F.lli Boscoli:

“È meglio tagliare un po’ le posizioni quando sono in grande guadagno piuttosto che quando sono in grande perdita.”

Questa volta non aggiungo titoli nuovi.

Non perché non ci sarebbe qualche idea, ma perché l’ultima volta a luglio ne ho comprati diversi e le posizioni nei Portafogli Colorati sono tante. E poi perché, ricordiamolo, Bassa Finanza è completamente gratuita e quindi non posso dire tutto qui. Non sarebbe corretto anche nei confronti di chi invece cerca, e paga, una consulenza personalizzata.

A questo proposito, a breve ci saranno delle novità…

 

Ora vi lascio, che devo continuare la mia opera di buttare via cose, fare spazio, riprendermi il tempo. E per questo checkup ci vuole un po’ di silenzio.

Spero lo facciate anche voi.

Una frase dal bel libro di Tiziano Terzani “La fine è il mio inizio”:


“Dov’è che sbagliamo?... Facciamo una cosa molto semplice, viviamo vite troppo di corsa, troppo piene di stimoli, continuamente distratti… Siamo sempre di corsa, sempre di corsa, non ci fermiamo. Chi si prende più degli spazi vuoti, del tempo per il silenzio?... Non è così complicato, non è una congiura, siamo noi a metterci nei guai… Quando la gente ha un problema, invece di fermarsi, invece di stare in silenzio ad ascoltare la voce del cuore, esce, va in mezzo alla folla… per rintronarsi, per dimenticare. Invece di fermarsi.”



Allora per cercare un po’ di spazio, di tempo e di silenzio, chiudo qui le trasmissioni.



A presto.





Giuseppe Cloza










© 2009-2021 Bassa Finanza Le informazioni pubblicate non devono essere considerate una “sollecitazione al pubblico risparmio” né una promozione di alcuna forma di investimento ne' “raccomandazioni personalizzate” ai sensi del Testo Unico della Finanza, trattandosi unicamente di informazioni standardizzate rivolte ad un pubblico indistinto (cfr. art 69, comma 1, punto c, Regolamento Emittenti Consob e Considerando n.79 della direttiva Mifid 2006/73/CE) al fine di offrire un mero supporto informativo e decisionale agli utenti mediante l'elaborazione di un flusso informativo di dati, notizie, ricerche e analisi. Proprio perché le raccomandazioni fornite non possono intendersi personalizzate rispetto alle caratteristiche del singolo utente, potrebbero non essere adeguate rispetto alle conoscenze ed esperienze, alla situazione finanziaria e agli obiettivi di investimento e orizzonte temporale del singolo utente, elementi che infatti non sono stati presi in considerazione e valutati.


3 Comments


Unknown member
Sep 29

conciso e illuminante, anche se senza previsioni ;)

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Unknown member
Sep 28

luminoso come sempre grazie della ...chiaccherata ...

🙂

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Unknown member
Sep 26

Grazie!

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